La cittadinanza italiana si trasmette per filiazione (jure sanguinis) attualmente ai sensi della legge n. 91/1992 e in precedenza ai sensi della legge n. 555/1912 e del Codice Civile del 1865.
La Corte Costituzionale, con la sentenza nu. 30/1983 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1, n. 1 e 2, della legge n. 555/1912 nella parte in cui non prevedeva l’acquisto della cittadinanza italiana per i figli di madre cittadina, e dell’art. 2, comma 2 della stessa legge nella parte in cui sanciva in ogni caso la prevalenza della cittadinanza del padre nella trasmissione dello stato di cittadino ai figli.
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 4466/2009 ha risolto un annoso contrasto giurisprudenziale relativo agli effetti retroattivi nel tempo della sopra citata sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito i seguenti importanti principi:
– la cittadinanza italiana jure sanguinis, costituisce un diritto essenziale della persona con caratteri di assolutezza, originarietà, indisponibilità ed imprescrittibilità che lo rendono giustiziabile in ogni tempo;
– la cessazione degli effetti delle disposizioni della legge n. 555/1912 dichiarate incostituzionali incide automaticamente sul diritto alla cittadinanza italiana, potendo in ogni tempo, dalla data in cui la legge è divenuta inapplicabile (1° gennaio 1948, data di entrata in vigore della Costituzione), essere riconosciuto l’imprescrittibile diritto alla mancata perdita o all’acquisto dello stato di cittadino italiano, anche in caso di morte degli ascendenti.
In seguito a tale sentenza della Corte di Cassazione, la cittadinanza italiana jure sanguinis viene riconosciuta ai discendenti di donne italiane nati dopo il 1° gennaio 1948 in via amministrativa dai Comuni e dai Consolati italiani.
I discendenti di donne italiane nati prima del 1° gennaio 1948, invece, non possono chiedere il riconoscimento della loro cittadinanza italiana in via amministrativa, ma devono chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana jure sanguinis giudizialmente al Tribunale con il patrocinio di un Avvocato.
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